Colombano è stato un santo pellegrino, un grande pellegrino; lo è stato anzitutto nei fatti, avendo percorso in gran parte a piedi 5.000 chilometri; ma lo è stato non meno nella sua disposizione di spirito, nel suo atteggiamento interiore. Colombano ha inteso realizzare nella sua vita, portandola alle estreme conseguenze, quell’idea cara al pensiero cristiano che vede la vita come un viaggio o un pellegrinaggio su questa terra, in vista di raggiungere la vera patria, che non è di questo mondo. E’ un’idea che egli puntualmente esprime, ritornandovi spesso nei suoi scritti: “I viandanti desiderano sempre, ardentemente, la fine del loro cammino, per cui anche noi, che in questo mondo siamo viandanti e pellegrini, dobbiamo pensare incessantemente alla meta del cammino, cioè della nostra vita: il termine della nostra via, infatti, è la nostra patria.”
Di qui un’altra idea ricorrente, quella della transitorietà della vita terrena, della sua brevità e fugacità, su cui Colombano usa una similitudine che testimonia il suo modo di pensare da vero pellegrino: la vita umana è breve – egli osserva – “come il cammino di un sol giorno”, ossia come una giornata di cammino: che è appunto l’unità di misura – di tempo e di spazio – solitamente utilizzata dai veri pellegrini.